Il vino australiano fa il suo ritorno in Cina dopo due anni di assenza
Dopo oltre due anni di assenza, il vino australiano è tornato prepotentemente sugli scaffali cinesi, grazie alla revoca dei dazi imposti da Pechino nel 2020. Questo ritorno sta già avendo ripercussioni importanti sulle esportazioni di vino da parte di altri Paesi, inclusa l’Italia, che potrebbero trovarsi a dover affrontare nuove sfide in un contesto commerciale […]
Dopo oltre due anni di assenza, il vino australiano è tornato prepotentemente sugli scaffali cinesi, grazie alla revoca dei dazi imposti da Pechino nel 2020. Questo ritorno sta già avendo ripercussioni importanti sulle esportazioni di vino da parte di altri Paesi, inclusa l’Italia, che potrebbero trovarsi a dover affrontare nuove sfide in un contesto commerciale sempre più competitivo.
Nel 2020, in risposta alla richiesta australiana di un’inchiesta internazionale sulle origini della pandemia di Covid-19, la Cina aveva imposto dazi punitivi sulle esportazioni di vino australiano, facendo crollare le vendite da 161 milioni di bottiglie nel 2019 a meno di 183 mila nel 2023. Questo drastico calo ha permesso ai competitor, principalmente francesi e italiani, di guadagnare terreno sul mercato cinese, anche se con risultati contrastanti.
A marzo 2024, però, la situazione è cambiata: Pechino ha deciso di revocare i dazi, e il vino australiano ha fatto un ritorno trionfale. Secondo i dati di Nomisma Wine Monitor, le importazioni cinesi di vino australiano sono passate dalle appena 5.000 bottiglie di dicembre 2023 a oltre 6,5 milioni nel solo mese di giugno 2024. Questo rapido incremento ha già modificato l’offerta disponibile sul mercato cinese, ponendo nuove sfide agli altri Paesi esportatori.
L’Italia, che durante l’assenza australiana aveva guadagnato una piccola fetta del mercato cinese, rischia ora di perdere quanto conquistato. La quota di mercato dei vini italiani era cresciuta dal 5% nel 2017 al 9% nel 2023, ma questo incremento percentuale è stato accompagnato da un calo significativo nel numero di bottiglie esportate, che si sono più che dimezzate nello stesso periodo.
Il ritorno del vino australiano potrebbe peggiorare ulteriormente questa situazione, soprattutto in un mercato, come quello cinese, che non ha visto una crescita significativa dei consumi di vino negli ultimi anni. Con una domanda stagnante, l’aumento dell’offerta australiana finirà inevitabilmente per ridurre le opportunità per i produttori italiani, che già devono confrontarsi con la forte concorrenza dei vini francesi.
Il mercato cinese del vino, nonostante sia uno dei principali al mondo, presenta ancora molte incognite. Come sottolineato da Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma, la Cina ha dimostrato quanto sia difficile fidelizzare una popolazione al consumo di una bevanda che non fa parte della sua tradizione alimentare. Questo è un problema che riguarda non solo il vino italiano, ma tutti i Paesi esportatori che cercano di affermarsi in mercati emergenti come quelli asiatici.
Guardando al futuro, i produttori italiani devono affrontare una doppia sfida: mantenere le quote di mercato in Cina e, allo stesso tempo, esplorare nuovi mercati emergenti in Asia. È fondamentale che le istituzioni italiane intensifichino gli sforzi per promuovere il made in Italy e consolidare la presenza dei vini nostrani in tutto il mondo.
Il ritorno del vino australiano sul mercato cinese rappresenta quindi una minaccia concreta, ma potrebbe anche essere un’opportunità per i produttori italiani di rivedere e rafforzare le proprie strategie di export.