I vitigni resistenti: il futuro della viticoltura secondo Nicola Biasi

I vitigni resistenti possono diventare il futuro della viticoltura. Parola di Nicola Biasi I PIWI o vitigni resistenti sono piante di vite resistenti alle malattie fungine. Il solo nome parrebbe evocare pratiche mistiche che rendono i vitigni indistruttibili e adatti a sopravvivere anche in condizioni atmosferiche sfavorevoli. La realtà è diversa e ce la racconta […]

Sep 12, 2024 - 23:30
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I vitigni resistenti: il futuro della viticoltura secondo Nicola Biasi

I vitigni resistenti possono diventare il futuro della viticoltura. Parola di Nicola Biasi

I PIWI o vitigni resistenti sono piante di vite resistenti alle malattie fungine. Il solo nome parrebbe evocare pratiche mistiche che rendono i vitigni indistruttibili e adatti a sopravvivere anche in condizioni atmosferiche sfavorevoli. La realtà è diversa e ce la racconta Nicola Biasi, uno dei più capaci enologi d’Italia, eletto Miglior Giovane Enologo d’Italia 2020 dall’Associazione Vinoway Italia e presidente della rete Resistenti Nicola Biasi.

In un periodo storico in cui il cambiamento climatico incalza e interferisce con le fasi fenologiche della vite, i vitigni resistenti possono diventare il futuro della viticoltura?

“Secondo me sì. Dobbiamo partire dal presupposto che i vitigni resistenti non sono magici, da soli non sono la soluzione a qualunque calamità naturale. E anche in un’annata come questa, in cui il Nord Italia è stato colpito da piogge e umidità, le varietà resistenti si sono comportate molto bene e non abbiamo avuto problemi di sanità e malattie. Naturalmente qualche trattamento in queste annate difficili va sempre fatto, ma in numero considerevolmente ridotto rispetto ai vigneti che possiamo definire “tradizionali”. Dunque, queste varietà funzionano perfettamente e prevedo che in futuro saranno sempre più utilizzate poiché risolvono due grandi problemi che riscontriamo oggi: il problema della sostenibilità e quello del cambiamento climatico. Nello specifico, le varietà resistenti si adattano più facilmente al clima mutevole di oggi, e allo stesso tempo permettono di realizzare un’agricoltura veramente sostenibile, grazie a una notevole diminuzione dei trattamenti fitosanitari.
Per di più, secondo me saremo costretti a cercare varietà nuove, specialmente considerando che la soluzione di spostare i vigneti sempre più a nord è più teorica che reale. Dovremmo adattare la nostra viticoltura utilizzando vitigni che funzionano meglio oggi. A questo punto perché non scegliere un vitigno resistente?”

Dunque, sarà questo il futuro dei vitigni tradizionali? Avranno sempre maggiore difficoltà nell’adattarsi ai cambiamenti climatici?

“Secondo me in parte sì. Con le conoscenze che abbiamo attualmente non possiamo avere delle varietà che funzionano meglio. So che nel mondo del vino la tradizione è vista come importantissima, e lo è; ma oggi è molto difficile avere a che fare con il cambiamento climatico, specialmente perché non tutti credono che impatterà profondamente sui raccolti. In realtà, come in tutti i settori, se non si cresce e non si fa ricerca, si rimane indietro. Se il clima è cambiato non possiamo comportarci come facevamo 30 anni fa e da questo punto di vista la scelta del vitigno è davvero fondamentale. Il problema è che in Italia siamo troppo legati al vitigno, quando questo dovrebbe essere semplicemente un mezzo del produttore per esaltare il territorio. L’obiettivo dovrebbe essere fare il miglior vino possibile che rappresenti il territorio in cui si lavora. Il vitigno è solo una parte del lavoro, un tassello e devo…

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